dicono di Caravaggio e Lucia - un testo di Lorenzo Perrona
Caravaggio e Lucia
Esistono libri di artisti che illustrano un testo letterario o, viceversa, di scrittori che si ispirano a un’opera d’arte. Caravaggio e Lucia di Silvana Tuccio è un piccolo libro di grande originalità. Silvana Tuccio usa Il seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio, capolavoro esposto al pubblico a Santa Lucia alla Badia in piazza Duomo a Ortigia, non come fonte di ispirazione ma come reperto visivo che il testo letterario smonta, analizza, indaga.La domanda è: che cosa cercava Caravaggio in Lucia? Il racconto di Tuccio ci mette davanti agli occhi, bruscamente, inaspettatamente, una ragazza che corre verso il mare, in quella strana città-isola mediterranea che era Ortigia, accanto alle vestigia dell’antichità siracusana. La ragazza è, o potrebbe essere, o sarà nel dipinto, quella giovane donna che fu Lucia.
Così comincia il racconto visionario: “Appena i sogni si ritiravano nell’oscurità, Caravaggio si soffermava su un raggio di sole.” Il corpo di Lucia è illuminato da un taglio di luce mentre l’oscurità incombe. Caravaggio interroga Lucia sul mistero della luce e del buio (“La chiamò, chiedendole di risvegliarsi”). Cerca la chiave di questo mistero, intuisce che la chiave potrebbe essere il “femminile” che Lucia incarna, quel modo di essere, e mondo di sensibilità, che coesiste col maschile ma è costantemente soppresso e negato. Per cosa morirono le sante martiri? Per una fede, certo. Sta di fatto che puntualmente il loro corpo di donna è teatro di violenza.
Ecco quindi che la posizione rivoluzionaria di Caravaggio, la scelta della realtà contro l’agiografia, è il segnale di una ricerca più profonda, cioè il tentativo di porsi di fronte alla realtà del femminile per capirne le ragioni vere, di fronte al mistero della luce. È questo il motivo per cui Il seppellimento di Santa Lucia non concede nulla all’idealizzazione: il corpo della ragazza è morto, la ferita sul collo è visibile, i becchini incombono muscolosi in primo piano per il loro lavoro necessario e impietoso che nulla sa di quello che fu Lucia.
Caravaggio e Lucia, dice Tuccio, si parlano attraverso i secoli. Perché (e questa è la riflessione a cui tende il racconto dell’autrice) quell’impulso a capire chi sta dietro lo sguardo di Caravaggio è ancora utile e prezioso. Oggi siamo abituati a quello che bell hooks ha definito l’“abuso dello sguardo,” un concetto che la scrittrice Beatrice Monroy spiega efficacemente così: “non potere definire il proprio corpo se non attraverso modelli che si dicono normali e che invece non sono altro che la norma dei vincitori.” Caravaggio sovverte la norma dipingendo il corpo di una giovane che ha subìto violenza e mettendo la santità di fronte ai fatti concreti e brutali. Oggi i modelli che si dicono normali sono imposti dal potere con una prassi classificatoria che si arroga il diritto di definire i corpi secondo norme astratte: i corpi delle donne, dei giovani, degli stranieri. É chiaro che simili impostazioni devono essere decostruite, riconosciute, prima di essere rifiutate.
Caravaggio e Lucia è quindi un libro che parte da lontano e riesce a toccarci molto da vicino.
Lorenzo Perrona
Formato eBook, disponibile su ISSUU (lettura online) e PEECHO (stampa)
Silvana Tuccio, Caravaggio e Lucia, con una nota di Beatrice Monroy, maggio 2014 pp. 22, con 7 collage a colori dell’autrice. (Nuova versione 2015)